Ispica Mare - Il litorale di Ispica da Santa Maria del Focallo a Porto Ulisse - Visit Ispica

Ispica Mare – Il litorale di Ispica da Santa Maria del Focallo a Porto Ulisse

Dodici chilometri di costa, di acqua cristallina, di sabbia finissima e di bellissimi scenari tra gli scogli. Questo è quello che ci riserva il nostro litorale, ma non solo! Quello che in molti non sanno è che questi luoghi sono ricchi anche di mito, storia e archeologia.

Cominciamo da Santa Maria del Focallo, nota per le sue spiagge sabbiose, deve il suo nome probabilmente alla parola greca phuke – alghe – inteso come “luogo pieno di alghe”.

Qui nel 1558 lo storico Tommaso Fazello vide «le gran rovine d’una piccola città, chiamata oggi Ficallo […] e una chiesetta del medesimo nome, dedicata alla Vergine Maria». (Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574)

Nonostante il terremoto del 1693 distrusse la chiesetta, la famiglia Statella la fece ricostruire a testimonianza del fatto che il litorale doveva essere abitato da una folta comunità che aveva bisogno di un luogo di culto.

Le rovine della chiesa e di altri edifici furono visti ancora a fine Ottocento dall’archeologo Paolo Orsi ma tuttavia oggi non è più possibile rintracciarli a causa dell’estrema edificazione del litorale avvenuta dagli anni Sessanta in poi.

La costruzione delle seconde case sul litorale ha risparmiato una porzione della foresta che doveva contraddistinguere l’entroterra. Oggi è presente l’area attrezzata Santa Maria del Focallo, un’oasi verde che sta sul cosiddetto “maccone bianco”, una duna molto alta, ultima rimasta di un paesaggio che fino a qualche decennio fa doveva essere caratterizzato da diversi “maccuni”, tanto da essere definito il «piccolo Sahara della Marza» da Luigi Capuana. (Luigi Capuana, Racconti – Profili di donne, 1974)

Dune di sabbia finissima caratterizzano la spiaggia di Ispica

Al largo della spiaggia di Santa Maria del Focallo si trova l’isola dei Porri, una piccola isoletta formata principalmente da tre scogli. Idrisi, geografo arabo, la chiama gazìrat ‘al kurràt, isola dei porri appunto, poiché sembra che l’unico tipo di vegetazione presente sull’isola sia proprio il porro. L’isola è ricordata nelle fonti storiche per essere stata spesso rifugio per i pirati che se ne servivano come base per attaccare le coste. Durante il Cinquecento, l’architetto militare Camillo Camilliani propose di spianare l’isoletta proprio perché le pareti, che allora erano più alte, permettevano ai pirati di nascondersi.

Durante degli scavi archeologici negli anni Novanta sono stati rintracciati diversi nuclei sepolcrali con fosse scavate nella roccia databili al X-XI sec. d.C.

Insieme alla area umida dei pantani fa parte delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Regione Siciliana.

Punta Ciriga o Cirica è una porzione di spiaggia che si trova a est di Santa Maria del Focallo. È caratterizzata da piccole calette protette da una scogliera di tufo bianco.

Punta Cirica

Elementi distintivi di questa porzione di mare sono i faraglioni, due caratteristici isolotti che, con le loro pareti verticali a strapiombo, raggiungono un’altezza di 15 metri.

Antistante punta Ciriga, vi è lo scoglio Jannazzo (chiamato anche scoglio Iannuzzo o Jannuzzo)  di forma triangolare e senza vegetazione.

«Seguendo le rive del mare mi trasferii a Castellazzo alla Marza, chiamato anche porto di Ulisse, dove si vedono ancora le rovine di una città antica di cui tutto è perduto, perfino il nome e financo le rovine». (Jean Houel, Voyage pittoresque…, 1776)Così scriveva il viaggiatore francese del Grand Tour Jean Houel alla fine del Settecento. Ed è così che doveva apparire questo luogo, ricordato dalle fonti con diversi toponimi.

Si trova poco dopo punta Ciriga ed è qui che la storia incontra il mito, proprio a Porto Ulisse. È una larga spiaggia sabbiosa che tutte le fonti di periodo romano, da Cicerone a Plinio, chiamano con diverse varianti, Odysseae Portus, porto Ulisse appunto. Sembra infatti che proprio qui arrivò Ulisse durante il suo lungo viaggio di ritorno a casa e qui fece costruire un tempio dedicato ad Atena.

Durante il periodo arabo questo luogo cambia nome: “porto” viene tradotto nell’arabo “marsa” e questo toponimo viene sicilianizzato in Marza e ancora oggi contraddistingue tutto l’entroterra.

Nell’Ottocento è ancora testimoniato l’utilizzo del porto della Marza da William Henry Smyth che scrive: «nella piccola e profonda baia della Marza si caricano carbone e legna. Sul lato orientale si trova il misero villaggio di Castelluccio circondato da rette mura merlate».

«Il misero villaggio di Castelluccio» di cui parla Smyth corrisponde oggi a Punta Castellazzo, una striscia di terra che si allunga verso il mare formando la baia di Porto Ulisse. Doveva essere più larga e più lunga in precedenza tanto da ospitare «le rovine di una città […] e con essa una fortezza rovinata dal mare […] detta Castellaccio» come afferma Fazello già nel Cinquecento. (Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574)

Punta Castellazzo
Porto Ulisse

Questo luogo è stato anche identificato come la statio di Apolline dell’Itinerarium Antonini, importante luogo di rifugio per le navi che facevano la rotta da Siracusa ad Agrigento durante l’impero romano.

Qui sono stati fatti diversi scavi archeologici e sono state ritrovate sepolture di epoca tardoantica, resti di focolari e di muraglie, di edifici e di antiche abitazioni ma anche una fossa di lavorazione di età romano imperiale. Tutto sta a testimoniare che l’insediamento doveva essere piuttosto grande, estendersi nell’entroterra e che doveva essere servito da un piccolo porticciolo, scalo obbligato per chi percorreva queste rotte. I ritrovamenti in mare di diversi relitti e di anfore da trasporto avvalorano ancora di più la tesi che il porto fu utilizzato per diversi secoli continuativamente.

I pantani

Il complesso sistema della zona umida della Marza comprende tre pantani: Bruno, Longarini e Cuba. È un crogiolo di biodiversità ricco di vita dove nidificano i fenicotteri e moltissime altre specie. Insieme all’isola dei Porri fa parte delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Regione Siciliana.

Dalle rive dei pantani Bruno e Longarini è possibbile ammirare i fenicotteri

E se oggi possiamo parlare soltanto di ricchezza naturalistica, per secoli è stato la ricchezza economica dell’antica Spaccaforno. Infatti, i pantani erano delle saline e ne venne intensificata la produzione con Antonio Caruso, I signore di Spaccaforno alla fine del Quattrocento. Per secoli il sale della Marza partiva su navi proprio dal caricatore di Punta Castellazzo per raggiungere varie zone del Mediterraneo.

Anche Fazello vide la «salina detta Lungarina» e «uno stagno, chiamato Murra (oggi pantano Bruno), il quale di (e)state si converte tutto in sale». (Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574) Rimasero in funzione fino a inizio Ottocento quando, con la fine della feudalità ma anche col sopraggiungere della malaria, gli Statella le abbandonarono.

Ma a testimonianza della vita economica vissuta in questi luoghi vi è uno dei più importanti reperti archeologici trovati in questa zona: il relitto della nave Longarini. Fu ritrovato nel 1962 durante i lavori di pulizia del canale principale di Pantano Longarini. Si tratta dei resti di una nave da trasporto lunga circa 40 m databile al periodo bizantino.

Memorial Momument Operation Husky

Sbarco in sicilia (Operation Husky)
Sbarco in sicilia (Operation Husky)

Lungo la SP 67 si trova un monumento in memoria dello sbarco in Sicilia della Seconda Guerra Mondiale, la cosiddetta Operazione Husky. Era la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943 quando le truppe britanniche e canadesi sbarcarono. Per gli abitanti di questi luoghi dovette essere uno spettacolo impressionante: il mare era una distesa di moltissime navi, talmente tante da nascondere l’orizzonte.

Lo sbarco avvenne proprio a Porto Ulisse e nonostante le truppe italiane fossero in minoranza resistettero. Infatti, su due delle tre lapidi poste sul monumento si ricordano i finanzieri caduti nella battaglia di Porto Ulisse e le vittime civili dell’evento.

L’altra lapide, quella centrale tradotta anche in inglese, invece ricorda il momento dello sbarco e fu posta nel 1991 in presenza del Colonnello Charles Sidney Frost, town mayor del Governo militare alleato dei territori occupati istituito subito dopo lo sbarco. L’iscrizione dice: «10 Luglio 1943. In questo giorno i soldati canadesi della I Divisione sbarcarono su questi lidi da piccole città di una terra lontana. Essi vennero per la causa della libertà Eretto alla loro memoria dai cittadini di Pachino e Ispica. 22 Settembre 1991».

Bibliografia

  • Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574.
  • Jean Houel, Voyage pittoresque…, 1776.
  • Luigi Capuana, Racconti – Profili di donne, 1974.
  • Giovanni Distefano, Apolline: ricerche archeologiche al Castellazzo della Marza, in «Il quindicinale», 1982.
  • Fausto Grassia, Antichi insediamenti sulle coste ispicesi, in «Hyspicaefundus», anno I, n. 1, dicembre 2004.
  • Luigi Blanco, Il territorio di Santa Maria del Focallo – Marina Marza, in «Hyspicaefundus», anno V, n. 10, giugno 2008.
  • Luigi Blanco, Il sale della Marza, in «Hyspicaefundus», anno VII, n. 15, dicembre 2010.
  • Melchiorre Trigilia, I viaggi ed i luoghi di Ulisse in Sicilia, 2011.
  • Domenico Pisana, La letteratura del viaggio tra ‘500 e ‘800, in «Hyspicaefundus», anno IX, n. 18, giugno 2012.
  • Sesto Bellisario e Rosario Gugliotta, La nave di Pantano Longarini, in «Hyspicaefundus», anno IX, n. 18, giugno 2012.
  • Saverio Scerra, Recenti indagini archeologiche, in «Hyspicaefundus», anno IX, n. 19, dicembre 2012.
  • Melchiorre Trigilia, L’isola dei Porri e i pantani ispicesi, 2014.
  • Melchiorre Trigilia, La nave bizantina di pantano Longarini – Porto Ulisse – Ispica, 2014.
  • Melchiorre Trigilia, Il litorale ispicese, 2014.